Erbe e riti della notte di San Giovanni

La notte di San Giovanni

Domenica 23 giugno abbiamo iniziato la stagione eventi di Mandalavita col dott. Michele Stellini che ci ha guidato  nella profumata floriteca  delle Erbe di San Giovanni e dei Riti che si tramandano in questa affascinante notte.

Il Dr. Michele Stellini, biologo ed erborista, si occupa da molti anni di fitoterapia, aromaterapia e floriterapia dei Fiori di Bach presso la sua Erboristeria in via dell’Unione a Grosseto. Su questi argomenti tiene conferenze e corsi divulgativi presso istituzioni e Associazioni culturali, per diffondere maggiormente la conoscenza e la passione per le piante officinali e medicinali e per promuovere le loro virtù terapeutiche.

Per questa sua passione per la divulgazione e per la sua generosa partecipazione volontaria l’Associazione Mandalavita lo ringrazia sentitamente.

Il dr. Stellini ha condiviso con i partecipanti questi concetti:

Una lunga tradizione lega i giorni del Solstizio d’Estate alla raccolta delle piante officinali. Le erbe venivano utilizzate per le preparazioni tradizionali e conservate per l’Inverno ed utilizzate per la cura di svariate malattie. Le erbe solstiziali sono piante molto efficaci come medicamento ma tradizionalmente hanno anche un valore “talismanico” e hanno fama di avere un’azione protettiva, per questo si mettevano sotto il cuscino oppure se ne facevano dei mazzi da appendere sulle porte di casa.Le erbe di san Giovanni sono molte ma tra queste riveste una particolare importanza l’iperico, chiamato in passato scacciadiavoli, che viene raccolto tradizionalmente in questo periodo e ha il suo tempo balsamico nella stagione estiva.

Con l’iperico si possono preparare numerosi rimedi. E’ una pianta molto attiva anche come antidepressivo per uso interno ed è anche famosa la preparazione dell’olio di Iperico, rimedio tradizionale per le bruciature, le piaghe ed i dolori articolari.

Altre piante solstiziali, di questo periodo, sono la Lavanda, la Salvia, la Camomilla, l’Achillea, il Rosmarino, il Cardo mariano ed i cardi in genere, L’Issopo, la Verbena e molte altre.   Naturalmente possono variare da zona a zona a seconda di quali piante sono in fiore durante il Solstizio d’estate. Parleremo quindi di Iperico soprattutto, ma anche del Cardo, dell’Elicriso, della Lavanda…

Un rimedio tradizionale che si prepara in questo periodo è l’“Olio di Iperico”, più precisamente si tratta di un oleolito, cioè un infusione di erbe in un veicolo oleoso.   Esistono due modalità di preparazione tradizionali. Una più complessa prevede l’infusione combinata in olio e vino e poi il riscaldamento del preparato a bagnomaria per far evaporare il vino. ed una più semplice, altrettanto valida, che consiste nella macerazione delle sommità fiorite nell’olio per un tempo che si aggira sui 21 giorni, esponendo la preparazione al sole in un vaso di vetro. Quale olio si usa? Nella tradizione mediterranea l’olio di scelta è l’olio di oliva dotato fra l’altro di proprietà eudermiche che si combinano molto bene con quelle dell’iperico (si possono usare anche altri oli come quello di mandorle dolci dalla consistenza più “fluida”).Le dosi si aggirano sui 200 grammi di sommità di iperico per litro di olio di oliva ma in pratica si riempie   un vaso di vetro di fiori e foglie di iperico e poi si copre con olio prestando attenzione che sia ben ricoperto, si agita un po’ per eliminare le bolle d’aria e si lascia macerare al sole per il tempo indicato dopo di che si filtra.

L’olio che si ottiene ha il caratteristico colore rosso vivo, ed è un prezioso rimedio cicatrizzante per le bruciature, le piaghe, l’herpes, ed in particolare il fuoco di Sant’Antonio, ha anche un’azione antiinfiammatoria utile nel caso di dolori articolari”.

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L'Acqua di San Giovanni, cos'è, come si prepara e a cosa serve

È un rito antico che si pratica nella notte tra il 23 e il 24 giugno e sebbene sia diventata una ricorrenza cristiana, la festa di San Giovanni ha le sue radici in un'antica celebrazione pagana chiamata Lithia, che veniva celebrata il 24 giugno, con riti propiziatori e con l’accensione dei falò.

La festa serviva per salvaguardare i raccolti: è in questo periodo dell'anno infatti che la natura raggiunge il massimo del suo splendore, ma che si verificano anche gli eventi meteorologici più violenti, come grandine e siccità, che mettono in pericolo il lavoro di un intero anno. Si rendeva così necessario un rito propiziatorio che riparasse e proteggesse le colture. A questo si aggiunge la leggenda che, durante la notte compresa tra il 23 e il 24 giugno, gli dèi facevano passare i nuovi nati sotto forma di rugiada. 

Al tramonto del 23 giugno si prepara una ciotola d’acqua con fiori, petali ed erbe tipiche di questo periodo: iperico, malva, rosa, menta, lavanda, salvia, rosmarino, papavero, margherita, elicrisio, sambuco, cardo, erba cedrina …….

La ciotola viene lasciata tutta la notte all'aperto, in modo che possa assorbire la rugiada del mattino, che, secondo la tradizione, riuscirebbe a dare all'acqua poteri purificatori e curativi, proteggendo da malattie e sfortune. Quest'acqua va poi utilizzata la mattina del 24 giugno per lavarsi viso, occhi e corpo e per benedire la casa. L'acqua di San Giovanni non si conserva, se avanza, la si regala agli amici, che dovrebbero a loro volta utilizzarla entro la giornata del 24 giugno, oppure si ridona alla terra innaffiando le nostre piante. Questo rito è molto sentito in Toscana e in Calabria, ma è ormai diffusa anche in tante altre regioni d'Italia e in Europa.

 

LA RICETTA DI RITA

-IL NOCILLO  di mamma Italia Muscati e di zia Filomena Roberto

La tradizione italiana vuole che questo liquore venga preparato con le noci raccolte nella notte del 24 giugno, in occasione della festa di San Giovanni. In questo periodo i malli di noce hanno un gusto intenso e sono ricchi di oli essenziali. Tante sono le leggende che ruotano intorno a questo liquore che ne fanno una bevanda misteriosa.

A casa mia, a Canale di Serino in provincia di Avellino, zona ricca di piante di noce, nocciolo e castagno, a preparare il “Nocillo” erano mia madre e mia zia, due diverse scuole di pensiero e piccole varianti nella ricetta. Ho ancora il profumo nelle narici, nella bocca il gusto speziato e vellutato di questo pregiato liquore e nelle orecchie un antico detto:

“… unguento unguento mandame alla noce de Benevento
supra acqua et supra vento et supra omne malutiempo “.

Preparazione: 24 malli di noce, 10 chicchi di caffè , 10 chiodi di garofano, due stecche di cannella, mezza noce moscata, una scorza di limone, 2 anici stellati, 40 grammi di bastoncini di liquirizia, un litro di alcool a 95 °, 400 gr. di zucchero, un litro di acqua.

Lavate i malli verdi e asciugateli accuratamente. Tagliateli (con i guanti) in quattro spicchi che trasferirete in una capiente boccia di vetro provvista di chiusura ermetica. Versate anche l’alcool, aggiungete tutte le spezie, lo zucchero e l’acqua. Chiudete il recipiente ermeticamente e lasciate in infusione per 40 giorni. Di tanto in tanto andate a controllare, agitando energicamente. Allo scadere dei quaranta giorni filtrate utilizzando della tela di lino. Rimettete il composto nel vaso accuratamente ripulito e fate stare un altro mese. Filtrare di nuovo e poi imbottigliare e lasciate riposare per almeno un altro mese.   L’infusione e l’affinamento vanno effettuati al buio, e il liquore di solito si inizia a gustare nelle feste natalizie.

Buona notte di San Giovanni a tutti!

 

 

 

 

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